Aldo Grasso: la TV non è morta

Aldo Grasso: la TV non è morta

ALDO GRASSO A PASSEPARTOUT: BEPPE GRILLO SI è “VESPIZZATO” ANDANDO A PORTA A PORTA, ERGO LA TV NON è MORTA! Si riunisce diligentemente l’attento pubblico serale (sabato 14 giugno) del festival Passepartout di Asti, fa caldo quanto basta in quella Sala delle Colonne del Palazzo del Collegio che ha ospitato il festival nel momento meteo di incertezza tendente alla pioggia. I programmi cartacei fungono da ventagli improvvisati, puntuale si presenta Aldo Grasso, già alla sua seconda esperienza negli anni in questa kermesse culturale. Noto autore di diversi programmi radiotelevisivi. Dal 1990 critico televisivo per Il Corriere della Sera. Attualmente rettore di Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa presso l’Università Cattolica di Milano e lettore di Semiotica dell’audiovisivo presso l’Università Cattolica di Brescia. Sua la lectio della serata dal titolo Il potere della TV resiste alla rete? Parte dall’analisi delle dispute politiche, dove apparentemente è la “vecchia” televisione a essere in crisi, con i suoi rituali, i suoi talk d’approfondimento che in realtà quasi mai sono profondi. I suoi personaggi chiamati a recitare sempre lo stesso ruolo, i suoi conduttori agit-pop. Quella stessa tv che trent’anni fa Silvio Berlusconi usò per metter in crisi l’ingessatura delle Tribune politiche , dando inizio all’infotainment, alla “politica pop”. L’ infotainment ha attecchito, non solo perché il giornalismo d’inchiesta ha tirato i remi in barca, ma anche perché nella privatizzazione della sfera pubblica è più facile intorbidare le acque: nasce così un “nuovo ambiente mediale” scaturito dal collasso di generi televisivi e costumi sociali invecchiati, in cui politica e cultura popolare, informazione e intrattenimento, comico e serio, reale e surreale si fondono in una nuova miscela espressiva. Arriva a trattare della “nuova” comunicazione che è un mix che intreccia Rete e Piazze, presenza nelle tv tradizionali in veste di “notizia e Web tv, Virtuale e Reale. E, indubbiamente, lo stile Web gioca la sua parte ( sulla Rete si comunica senza tanti complimenti, è molto facile che volino gli insulti), ma è pur sempre uno stile che riguarda una fetta ristretta di persone. Grasso riscontra come il grande paradosso nasca ancora una volta dalla tv generalista. Mai come in queste ultime tornate elettorali i conduttori si sono comportati da “sovrani irresponsabili” del loro regno mediatico, hanno ambito al ruolo di movimento d’opinione. Per questo hanno dovuto abbassare il tasso di assennatezza e alzare quello di emozionalità. Poi, una sera, Beppe Grillo va a “Porta a porta” e si “vespizza” Ergo, la TV non è morta!

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