Connie – prima nazionale

Connie – prima nazionale

Grande enogastronomia, tradizioni, cultura e arte sono gli ingredienti magici della Douja d’Or il prestigioso appuntamento che la Camera di Commercio di Asti, attraverso la sua Azienda Speciale, organizza ogni anno. Così prenderà il via la 42a edizione dal 12 al 28 Settembre 2008. La Biblioteca Astense, come ogni anno durante questo periodo, si pone coerentemente con lo spirito che anima la città con proposte culturali di riflessione e di svago presso la propria sede, ad Asti in Corso Alfieri 375 Giovedì 18 settembre alle ore 18 e venerdì 19 alle 21 sarà la volta di Connie atto unico per attrice sola e disperata, liberamente ispirato ad un’ora qualsiasi della vita di Constance Bowling, l’attrice amata da Cesare Pavese e per la quale sembra si sia tolto la vita. Quattro anni dopo la morte di Cesare Pavese, Connie, il suo ultimo amore, si sopravvive in una disperata quanto inutile solitudine. Lo scrittore è morto ma vive, Connie è viva ma muore poco a poco ogni notte, in una casa buia e claustrofobica invasa dai fantasmi del passato, in uno spazio in cui si accumulano pensieri, ricordi, rabbie e rimpianti. Nel centenario della nascita di Cesare Pavese la Biblioteca Astense propone uno spettacolo in prima nazionale assoluta prodotto dal Festival Passepartout. Questo intenso e coinvolgente monologo interpretato da Simona Codrino e firmato da Franco Rabino richiede la presenza massima di pubblico di 50 persone, per questo motivo la performance viene proposta due giorni di seguito nel tentativo di soddisfare l’eventuale richiesta del pubblico che non dovesse trovare posto alla prima. Poco si sa di Connie, sorella della più famosa Doris Bowling, che in Italia è stata il riconoscibile volto interprete insieme a Silvana Mangano di Riso Amaro…Ma tutto il mondo sa che Cesare Pavese si è tolto la vita per questa “attricetta” che ferisce irrimediabilmente la sensibilità del grande scrittore Leone Piccioni, scrittore e saggista racconta in un’intervista rilasciata lo scorso anno al giornalista Nino Alfieri Petreni ….” (Leone Piccioni incontra Pavese l’ultima volta nel 1948 )….Come uomo si capiva che Pavese aveva un forte sistema depressivo dentro di sé. La decisione finale per il suicidio gli venne dall’amore fallito con l’attrice americana Constance Bowling. Pavese contava infatti molto sull’esperienza positiva dell’amore per salvarsi dalla sua depressione. Ma Constance, dopo averlo cercato, ammirata dall’uomo, dal suo intelletto, lo abbandonò e ripartì per l’America. Pavese deluso scrisse poi: Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi. Due mesi dopo la mia intervista, nell’agosto del 50, Pavese si uccise…” Come ha vissuto da allora Connie ? Franco Rabino racconta la donna che visse il resto dei suoi giorni sfregiata nel cuore e nella mente dalle parole “Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi “ dedicate a lei da Cesare Pavese. L’ingresso è libero. Scheda Connie Quattro anni dopo la morte di Cesare Pavese, Connie, il suo ultimo amore, si sopravvive in una disperata quanto inutile solitudine. Lo scrittore è morto ma vive, Connie è viva ma muore poco a poco ogni notte, in una casa buia e claustrofobica invasa dai fantasmi del passato, in uno spazio in cui si accumulano pensieri, ricordi, rabbie e rimpianti. Le parole – dette, scritte – sopravvanzano la realtà, dilagano nel mondo di Connie fino a riempirne ogni interstizio. Così la donna su cui pesa la maledizione di avere gli occhi della morte sconta vivendo un’agonia senza fine. Amarezza, invettiva, grido per un monologo che diventa la storia di una discesa a spirale nel personale inferno di chi si è visto sottrarre il proprio destino in nome e in funzione di un destino più grande che non le appartiene. Connie è rappresentazione in tempo reale di 60 minuti di disperazione diretta, senza le distanze che impone il palcoscenico: i pochi elementi scenici sono scarni, scabri; pubblico e interprete sono faccia a faccia, quasi si toccano. Spettacolo senza palco, senza colonna sonora, senza scenografia con pochissime luci manovrate dall’attrice stessa e con la presenza minima di oggetti domestici ( uno sgabello, un’abat-jour, un piccolo specchio da toeletta). Connie riempie di parole ogni spazio, usa le parole come minaccia, grimaldello, strumento di coercizione verso lo spettatore ma anche come carezza leggera, bacio gentile. Probabilmente alla fine non si applaude ma si scende nel gorgo. Muti. Dalla drammaturgia di Connie … – Così ogni sera io esco; preparo al meglio la mia faccia, metto le calze di seta e un vestito vistoso, provo a rimettermi I tacchi alti ed esco! Come se andassi a caccia, come un lupo quando cala il buio, perchè questa città, come tutto il resto del mondo, è piena di uomini. Nelle feste dei conoscenti, nei bar, nei locali da ballo, ovunque vedo uomini e donne come me che ridono e bevono e fumano e ballano e… e mettono il vestito più bello alla loro tristezza, inghiottono lacrime e ridono. Si tirano su da sedere e ballano e la notte intanto va’, va’ verso il mattino… Esco, perchè della tua eredità di lettere e di parole non so che farmene, dei ricordi che ho di te non so che farmene! Esco perchè mi manca l’aria, perchè rivedere il tuo viso qui (si batte sulla fronte con due dita) mi fa solo stare male, mi ricorda che potevamo essere qualcosa e invece non siamo stati niente… non siamo stati… E io non sono ancora niente! Sono niente più di prima. … Franco Rabino

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