La cultura dei Goti in Italia

La cultura dei Goti in Italia

Affrontare la storia e la civiltà del popolo dei Goti può apparire un tema ostico, complesso, forse addirittura noioso, come se esso si riducesse ad una serie di guerre e battaglie che hanno contribuito al crollo dell’Impero Romano. Ma basta iniziare ad addentrarsi in questo percorso per scoprire che esso fu il primo popolo germanico a creare una propria letteratura scritta, anticipando di quattro secoli i primi esempi di letteratura tedesca e inglese. Partiti presumibilmente dalle sedi della Scandinavia, i Goti si stabilirono sulle coste del Mar Nero verso la fine del II secolo d.C. dove vennero in contatto con la civiltà greca e la religione cristiana: è appunto qui che nel IV secolo fu messa a punto la traduzione della Bibbia nella lingua gotica attraverso l’ausilio di un alfabeto creato artificiosamente con l’utilizzo di lettere greche, latine e runiche. Alla fine del V secolo gli Ostrogoti, guidati dal loro sovrano Teoderico, giunsero in Italia dove diedero vita ad un ambizioso progetto culturale e politico: restaurare la civilitas romana e al contempo affermare la potenza della stirpe gotica attraverso le strutture romane e la collaborazione di importanti figure spirituali e culturali del mondo romano come Boezio e Cassiodoro. Ma il progetto si spinse più avanti: vennero creati attivi centri di studio per l’esegesi della traduzione gotica della Bibbia, nei cui scriptoria sono stati realizzati codici sfarzosi, come il Codex Argenteus, considerato il più bel manoscritto oggi conservato in Svezia. La conferenza si pone appunto l’obiettivo di far conoscere la civiltà dei Goti, che nell’immaginario collettivo è considerata barbara e primitiva, ma che in realtà fu colta e raffinata e vuole inoltre offrire una panoramica sulla produzione libraria durante il regno di Teoderico in Italia. Silvia Bellocchio si è laureata in Filologia Germanica presso l’Università di Torino. Il tema della conferenza è stato analizzato nella sua tesi di laurea che è stata giudicata particolarmente degna di menzione dalla commissione della Associazione Italiana Filologia Germanica. Attualmente lavora come archivista. Ha collaborato al primo numero dei Quaderni di Muscandia con l’articolo su Giovanni Francesco Galeani Napione di Cocconato.

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