Mario Calabresi chiude Passepartout

Mario Calabresi chiude Passepartout

Mario Calabresi chiude la carrellata degli ospiti dell’edizione 2014 di Passepartout. A presentarlo è l’assessore alla Cultura del Comune di Asti Massimo Cotto, non prima di aver ringraziato Francesca Paci che aveva appena terminato la sua lectio magistralis e dare una buona notizia che ha scaldato il cuore degli astigiani presenti:- Il presidente della Biblioteca Astense Giorgio Faletti è finalmente tornato a casa e manda i suoi saluti a tutti voi – . L’applauso è immediato. L’assessore Cotto chiama sul palco il direttore della Biblioteca Astense Donatella Gnetti e il direttore scientifico del festival Alberto Sinigaglia “perché senza di loro Passepartout non sarebbe possibile”. Poi presenta Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Lasciato dall’oratrice precedente ha un leggio che non gli serve, ma, spiega, “va bene, dà un tono”. La sua lectio parte in tono confidenziale da un’ osservazione sugli usi degli Italiani: “una volta prendevi il treno, poi magari il treno era in ritardo e non succedeva nulla. Ora prendi il treno e ogni mezz’ora ricevi una telefonata:- A che punto sei? E’ in orario? Piove?” “ho tenuto una lezione in una scuola media, due classi terze, 50 ragazzi in tutto. Ho chiesto:- quanti hanno il telefono? – 50 mani alzate. Non telefoni normali, smartphone. Ma il regalo di un cellulare ad un ragazzino significa un guinzaglio messo dal genitore che può controllarlo in ogni momento”. “E’ una questione di ritmo: mia madre cambia con il telecomando i canali della TV così lentamente che mi fa innervosire. Prendo io il controllo del telecomando e cambio più velocemente. Se lo fa mio fratello minore, molto più giovane di me, cambia i canali così rapidamente che mia madre se ne va per non star male e io ho il mal di mare” “Non sto divagando, cito il collega Garattini che ha aperto la rassegna “ i giornalisti esisteranno fino a quando esisteranno i lettori”. Ho parlato delle abitudini degli Italiani per spiegare il calo dei giornali cartacei che non possono avere in sé la forza della velocità. Per fortuna La Stampa resiste, ma qualche anno fa abbiamo fatto un’indagine sulla disdetta di all’incirca 2000 abbonamenti. Avevamo nomi e recapiti, era fattibile. Abbiamo scoperto che un terzo non esisteva più ( o morti o in case di riposo), un altro terzo aveva disdetto per ragioni economiche, il rimanente aveva deciso di impiegare il suo tempo libero in altro modo ( corsi, ginnastica, studio di lingue…)” “un tempo noi avevamo come una sorta di dieta informatica: a colazione la radio, a pranzo i quotidiani, a cena i tg. Ora è come un happy hour continuo, si sbocconcella tutto il giorno” “Proprio per questo trovo prezioso in una testata l’approfondimento su un tema. Cito per esempio quello di qualche giorno fa fatto da noi riguardo agli immigrati che transitano da Milano. Se si danno solo dei numeri non si capisce. Ma se li incontri scopri che arrivano da una Siria dilaniata, che facevano parte della middle class del loro paese e che vogliono andare nei paesi del Nord Europa. Transitano dall’Italia per andare altrove.” “Ora vi lascio, devo scappare, ho un giornale da chiudere”

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