Selezionati tre nuovi romanzi per il Premio Asti d’Appello 2017

Selezionati tre nuovi romanzi per il Premio Asti d’Appello 2017

Sono stati selezionati tre nuovi romanzi per l’edizione 2017 del Premio Asti d’Appello. Dopo “Una pistola come la tua” di Enrico Pandiani (Rizzoli), finalista al Premio Scerbanenco, “Il bambino nella neve” di Wlodek Goldkorn (Feltrinelli), segnalato dai giurati del Premio Bagutta e “Lo spregio” di Alessandro Zaccuri (Marsilio), finalista al Premio Bergamo, si aggiungono alla lista dei libri in gara “Confessioni audaci di un ballerino di liscio” di Paola Cereda (Baldini & Castoldi) dal Premio Rapallo, “La Locanda dell’Ultima Solitudine” di Alessandro Barbaglia (Mondadori) dal Premio Bancarella e “È giusto obbedire alla notte” di Matteo Nucci (Ponte alle Grazie) dal Premio Strega. Quest’ultimo è già disponibile presso la Biblioteca Astense nei normali orari di apertura, per tutti i soci che hanno rinnovato l’adesione all’Associazione Premio Asti d’Appello. In “Confessioni audaci di un ballerino di liscio” Paola Cereda racconta la poesia del quotidiano che si nasconde nel Delta delle balere. Il Sorriso dancing club, la balera più famosa del Polesine, compie cinquant’anni. Il suo proprietario, Frank Saponara, organizza una grande festa di compleanno alla quale partecipa l’intera comunità di Bottecchio sul Po. Frank è un ballerino di liscio che ha avuto tante donne quante sono le mazurche che ha ballato, ma quelle che hanno segnato la sua carriera sentimentale sono tre: Ivana, il suo primo amore, Kristelle, una star del porno, e Barbara, musicista e cantante. La sera del compleanno del Sorriso le tre donne si ritrovano sulla stessa pista mentre, poco distante, nella golena di Ca’ Silente, Vladimiro Emerenzin, amico di Saponara e poeta di paese, muore in strane circostanze. Tra le sue dita, un biglietto della festa alla quale non ha partecipato e una parola scritta a matita. Frank è chiamato a dare un senso a quell’ultimo messaggio e scopre che la vita è come il liscio: si balla in due e bisogna andare a tempo. Ne “La Locanda dell’Ultima Solitudine” Alessandro Barbaglia racconta la storia di Libero e Viola. Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell’Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che lì e solo lì, in quella locanda arroccata sul mare costruita col legno di una nave mancata, la sua vita cambierà. L’importante è saper aspettare, ed essere certi che “se qualcosa nella vita non arriva è perché non l’hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo”. Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Da anni scrive lettere al padre, che lui non legge perché tempo prima, senza che nessuno ne conosca la ragione, è scomparso, lasciandola sola con la madre a Bisogno, il loro paese. Ed è a Bisogno, dove i fiori si scordano e da generazioni le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano il compito di accordarli, che lei comincia a sentire il peso di quell’assenza e la voglia di un nuovo orizzonte. In “È giusto obbedire alla notte” Matteo Nucci parla dei margini di Roma, dove vivono uomini e donne che sembrano essersi incontrati solo grazie alle rispettive necessità. Fra baracche e chiatte, uniti dalla gestione di una trattoria improvvisata, mentre si alternano in piccoli lavori nei campi e nella guida dei turisti cittadini attratti dai loro lavori arcaici, essi hanno formato una specie di strana comunità fuori dal tempo e dal mondo. Cesare, uno degli ultimi anguillari romani, suo fratello Guido, un bizzarro lettore di testi sacri, Victoria, una cuoca sudamericana e due ragazze dell’est dal mestiere equivoco, hanno accolto già da qualche anno un uomo in fuga. Lo chiamano tutti “il dottore” perché, se il suo nome non ama rivelarlo, sembra venuto a offrire le sue cure a chi vive lì e nei dintorni. Ma qual è il suo passato? Quale l’immenso dolore che lo ha strappato alla sua casa? La cerimonia finale della nona edizione del Premio si terrà al Teatro Alfieri, domenica 26 novembre. Per informazioni: 0141.593002

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