Sergio Romano inaugura Passepartout

Sergio Romano inaugura Passepartout

Grande successo di pubblico ed alto gradimento per l’intervento di Sergio Romano, storico ed editorialista del Corriere della Sera, in occasione della inaugurazione del Festival Passepartout ad Asti domenica 10 giugno 2012 ( alle ore 11). In un soleggiato cortile dello storico Palazzo del Collegio che ospita la kermesse culturale l’attenzione dei presenti è stata assoluta per la lectio magistralis dal titolo Fine della democrazia rappresentativa? primo step del percorso dei pensieri e parole dell’attuale edizione festival che porta il titolo 2012- Nella fine il principio. Partendo dalla considerazione che le parole “commissario e commissariare”, in sintesi quando un Paese non riesce a pagare i propri debiti e viene sottoposto al controllo dei suoi creditori, sono tra le parole più usate degli ultimi tempi, pensiamo a stati quali la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna, Romano pone la questione se si tratta di fenomeni già accaduti o una conseguenza della globalizzazione. Grande attenzione da parte dell’ex ambasciatore per la violazione dei diritti umani: non è un problema nazionale o regionale, ma globale “che offende la sensibilità di molti Paesi, aumentando il sentimento di insicurezza in ogni parte del mondo e provoca spesso un processo internazionale al Paese incriminato”. Romano sottolinea anche come venga denunciato un deficit di democrazia, ma i popoli chiedono soprattutto eguaglianza e giustizia: due domande intrecciate. “E’possibile parlare di era delle toghe? Ma chi nomina i giudici?” Non poteva mancare un forte riferimento all’America, alle elezioni di Obama, alle nuove tecnologie adottate anche per le campagne elettorali al dubbio che possa esistere un nesso fra le politiche di deregolamentazione delle banche e i contributi della grande finanza alle campagne elettorali. Chiude così “dobbiamo continuare a lavorare perché la crisi del debito sovrano venga superata con la creazione di un debito europeo, amministrato da un governo dell’Unione. Sparare contro l’Europa, come fanno gli euroscettici, sarebbe come sparare sul pianista in un saloon di quel Far West che è ormai il mono d’oggi. E’ meglio non farlo. E’ il solo che abbiamo.”

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