TA LENTE – Vado, mi laureo e torno

TA LENTE – Vado, mi laureo e torno

Venerdì 11 gennaio alle ore 21,15 presso la sede della Biblioteca Comunale di Buttigliera d’Asti – Via Vittorio Emanuele già chiesa di S. Elisabetta – presentazione del libro TA LENTE – Vado, mi laureo e torno con la presenza dell’autore Cesare Melchiori. Cesare Melchiori è nato a Sanremo il 29 agosto 1950. Ginecologo, medico omeopata e anche attore di teatro, cinema e televisione, pur nei limiti della sua prima improgrammabile professione. Da parecchi anni vive a Torino e lavora all’Ospedale Maggiore di Chieri, considerandosi pur sempre, da buon ligure, un emigrante. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato i romanzi Ta lente. Vado, mi laureo e torno (2002) e Bussana, 23 febbraio 1887. Un amore impossibile (2007). La notte dei saraceni è uscito in prima edizione nel 2000 (collana La Ragnatela) Ta Lente – Vado, mi laureo e torno una scherzosa parodia sul festival di Sanremo con i dintorni di una Liguria, terra d’origine di Melchiori, alla quale si sente legato da una radice di affetto inesauribile e dal quale trae buona parte della sua ispirazione artistica. Il misterioso titolo: “Ta Lente” è in realtà uno scherzo, che viene presto spiegato nel terzo capitolo. Il romanzo, diviso in tre parti: inferno, purgatorio e paradiso, rappresenta il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e poi alla gioventù matura. Ambientato nella scuola del ’68, con molti flash-back finisce col raccontare l’Italia dal ’50 al ’75. La Sanremo di quegli anni fa’ da sfondo con tutto il suo fascino mai dimenticato. Un treno che percorre il Ponente Ligure apre e chiude il romanzo: molte cose sono nel frattempo cambiate, tranne la lentezza. Non ci sono più i bambini delle colonie sulle spiagge né le colture a cielo aperto. Scomparsa pure la boa del porto vecchio. Ma non è la nostalgia a prevalere: un’ironia sottile, che ricorda la freschezza dei dialetti, fa sì che il lettore si trovi spesso a ridere da solo. Prima d’incontrare l’amore che viene dal nord e farle conoscere il nostro entroterra, il protagonista dovrà superare “l’inferno genovese”, conoscere popolazioni come i veneti tanto lontani dalla taciturnità dei liguri. Alla fine d’un percorso, che potremmo definire quasi analitico, dovrà decidere se restare o immigrare: dopo tanti personaggi ed avvenimenti vissuti nella sua città, resta ormai solo il vento di mare nei capelli e nella mente. Contenuto: Un treno che percorre il Ponente ligure apre e chiude il romanzo: molte cose sono nel frattempo cambiate, tranne la sua lentezza. Non ci sono più i bambini delle colonie sulle spiagge nè le colture a cielo aperto. Scomparsa pure la boa del porto vecchio. Ma non è la nostalgia a prevalere: un’ironia sottile, che ricorda la freschezza dei dialetti, fa sì che il lettore si trovi spesso a ridere da solo. Prima d’incontrare l’amore che viene dal nord, e farle conoscere il nostro entroterra, il protagonista dovrà superare “l’inferno genovese”. Quello che di questo libro colpisce di più, ciò che ci resta alla fine della lettura non è tanto il racconto, sicuramente intrigante, ma il “non scritto”, le emozioni di molte pagine della nostra storia che qui vengono solo sussurrate, rievocate tra le righe della vita di Augusto che a volte con rabbia, a volte con tenerezza ci ripropone il ricordo di anni difficili. C’è la Genova barricata del ‘68, con la luce cupa di un inferno dantesco illuminato solo dai lampeggianti blu della polizia; c’è l’Italia intera immersa nel terrore degli anni di piombo delle Brigate Rosse stemperate però dalle scene di giornate universitarie, che nel ricordo rivivono goliardiche e spensierate, certo più di quanto non fossero nella realtà. Ci sono lunghi viaggi in treno, dove il ricordo corre ad una moto rombante su per le pendici del Monte Grappa o fugge ad una Liguria dal mare ancora cristallino. Ci sono i mille angoli di una Sanremo molto amata, rivisitata per amore di una norvegese, alla quale non è impossibile non far scoprire il fascino della nostra terra che diventa paradiso, se Geneviève assume per un attimo la vesti di Beatrice. E c’è il dolore di lasciare tutto per ricominciare proprio mentre un treno, che oggi non c’è più, esce dal buio di una galleria su una baia dal cielo pieno di stelle.

Condividi questa pagina su
No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.